Il progetto di questa nuova architettura a Rohtak manifesta la volontà di coniugare gli spunti derivanti dall’architettura locale, coniugandoli con un approccio più occidentale. Questo dualismo si manifesta ad esempio nel rapporto tra le arcate, classico elemento dell’architettura indiana, che sono state “addolcite” nella loro forma per poter dialogare con la matericità di cemento e legno.
La volontà di unire questi due mondi rappresenta la forza di questo progetto che, nel dialogo e la sintesi tra gli stili pone le basi del suo design. L’utilizzo del cemento facciavista ricorda l’esperienza indiana di Le Corbusier, alla quale si affiancano materiali tipicamente locali, come il marmo Makrana, caratterizzato dalle sue striature. Tutti i materiali selezionati sono prettamente locali, marmi ed essenze garantiscono la continuità con la tradizione, seppur utilizzati in chiave moderna.
Il giardino perimetrale e il verde che lo compone è stato pensato come uno sfondo per le visuali interne, che sono anche contaminate dai patii che sono dislocati all’interno del volume, garantendo quindi una permeabilità del verde all’interno dell’architettura. Il verde inoltre è uno degli elementi chiave del progetto, i patii sono posizionati nei punti focali del progetto e sono stati ideati come quinta scenica, ognuna caratterizzata da diverse essenze. Un giardino verticale si contrappone ad un giardino di bonsai, l’albero collocato vicino l’ingresso diventa landmark di questa architettura.